Essere Uomo Oggi: Una Riflessione sul Ruolo Maschile nel Mondo Contemporaneo
Tra crisi e rinascita, alla ricerca di una nuova identità maschile
Non c'è dubbio che il nostro mondo, al crepuscolo di un’epoca, si sia visto attraversato da rivoluzioni epocali che hanno travolto certezze e confini, cambiando il volto della società, della cultura e, forse, anche dell’anima umana. Ma se oggi si parla tanto di donne e dei loro diritti, dei loro spazi e delle loro battaglie (in maniera assolutamente legittima e credo non si spendano mai abbastanza parole per temi tanto cruciali), poche parole, poche riflessioni, poche analisi si dedicano all’altro lato del nostro essere: all’altro sesso, quello che un tempo aveva un posto ben definito nel mosaico della vita sociale e che oggi, nel frastuono dei cambiamenti, sembra aver perso il suo senso, la sua direzione. L’uomo, per quanto un po’ più silenzioso, è altrettanto sconvolto. O meglio, più che sconvolto, vaga come un’anima in pena senza sapere esattamente quale direzione prendere.
Negli anni Settanta, l’uomo, colto dalla furia del patriarcato che lo aveva definito come capofamiglia, come figura di autorità e di forza, si trovò a dover rispondere a una domanda che non sapeva nemmeno porre: chi sono io? Chi sono io se non sono più il padrone della casa, se non sono più colui che impone la legge con il tono della voce e la forza della mano? (Ovviamente non abbiamo nessuna nostalgia per tale periodo). Non è più il tempo di quel modello antiquato, obsoleto, intriso di violenza psicologica e fisica, eppure, in tutta la sua preoccupante assenza, l’uomo si è trovato spoglio di un’identità che non potrà mai più tornare.
Un po’ come uno spettro che vaga per la società, l’uomo contemporaneo non sa più cosa essere. Non deve essere autoritario, violento, invadente (ci mancherebbe). Non deve più incarnare la figura di un patriarca che impone, che decide, che guida con una mano di ferro. Ma al tempo stesso, non è chiaro cosa dovrebbe essere. La società gli dice di essere emotivo, di essere in grado di esprimere sentimenti, di vivere con intensità le proprie emozioni. Ma non troppo, s’intende. Non come una donna, e nemmeno come un bambino. Il limite è sottile, come un filo di rasoio, e la paura di varcarlo è sempre lì, pronta a incutere timore. Devi essere forte, ma anche delicato. Sensibile, ma non troppo. Chi sei, uomo? Chi ti ha insegnato a essere uomo oggi?
La confusione è palpabile. La società, che prima ti aveva dato ruoli chiari e definiti, ora ti ha lasciato in balia di te stesso, costringendoti a cercare un’identità che non sai nemmeno come formulare. Ti trovi a vivere in un mondo dove le donne sono sempre più forti, sempre più presenti, sempre più libere, e in cui tu, uomo, ti senti forse impotente, con la sensazione di essere scomparso dalla scena, senza più un posto, senza più una direzione chiara.
Se guardiamo all’educazione, al mondo del lavoro, della psicologia e dei servizi sociali, notiamo un dato significativo: la maggior parte degli insegnanti sono donne, la maggior parte degli psicologi sono donne, la maggior parte delle figure professionali che si occupano dell’animo umano sono donne. Ma dove sono gli uomini? Perché non ci sono più modelli maschili nei luoghi che definiscono le nostre vite e le nostre scelte? La figura paterna sembra aver perso autorità, ma non ha trovato un sostituto. I giovani uomini crescono senza una guida, senza qualcuno che possa mostrare loro cosa significa essere davvero uomini in una società che sembra non volerli più riconoscere. Perché i modelli, infine, sono fondamentali. Non andiamo a strutturare un’identità solo attraverso il sentito dire: abbiamo bisogno di modelli da copiare nella vita di tutti i giorni. Di certo non faremo un buon affare se ci affidassimo soltanto ai modelli che ci vengono dai social.
Eppure, non c’è angoscia senza speranza. Questa riflessione non vuole solo evidenziare una crisi, ma anche suggerire che la crisi dell’uomo di oggi non è il segno della sua morte, ma piuttosto l’alba di una sua nuova nascita. È vero, la figura tradizionale dell’uomo è crollata, ma forse questo è anche il momento per costruire qualcosa di nuovo, per ridefinire un’identità che non debba più essere contrapposta alla figura della donna, ma che possa, finalmente, essere semplicemente umana, nella sua pienezza e complessità.
Un dialogo tra identità: crisi e opportunità
Come ha sottolineato Erich Fromm, l’essere umano non può semplicemente “essere”: deve costantemente divenire. In un mondo dove le certezze si dissolvono, la crisi identitaria dell’uomo moderno può essere letta non come un segno di debolezza, ma come l’inizio di una trasformazione. Fromm, nel suo celebre saggio L'arte di amare, sottolinea che amare — e quindi vivere pienamente — richiede la capacità di accettare la propria vulnerabilità. Questa vulnerabilità, lungi dall’essere un difetto, può rappresentare una forza che permette agli uomini di stabilire legami più autentici e di riconnettersi con il proprio sé.
John Bowlby, il padre della teoria dell’attaccamento, ci insegna che la qualità delle relazioni affettive è alla base della sicurezza emotiva. In un’epoca che sembra scoraggiare ogni forma di dipendenza affettiva, l’uomo può trovare una nuova direzione accettando la sua natura interdipendente. Non è necessario essere invincibili o impermeabili: l’essenza dell’essere umano sta proprio nella capacità di creare connessioni e trovare un equilibrio tra autonomia e intimità.
Un altro contributo cruciale arriva dal filosofo Charles Taylor, che parla di riconoscimento come elemento centrale per la costruzione dell’identità. Gli uomini moderni, immersi in una società che sembra definirli solo per negazione (ciò che non devono essere), hanno bisogno di un riconoscimento positivo. Non basta eliminare i vecchi stereotipi: è necessario creare spazi dove la mascolinità possa essere vissuta e raccontata in modo autentico, senza timore di giudizi o ridicolizzazioni.
Questi autori offrono una prospettiva chiara: la crisi dell’uomo moderno non è un fallimento, ma un’opportunità. È un invito a riscoprire sé stessi non attraverso modelli imposti dall’esterno, ma attraverso un dialogo continuo con le proprie emozioni, i propri desideri e la propria storia personale.
Essere uomo oggi non è facile, ma forse non lo è mai stato. Eppure, nella complessità del nostro tempo, c’è una possibilità unica: quella di ricostruire un’identità maschile che sia libera, empatica e profondamente umana.